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"Le sette storie del coraggio": un libro di Giorgia Cozza per affrontare le paure dei bambini

Dr.ssa Cazzaro Leonia Paola


A distanza di poco più di un mese dalla sua uscita mi trovo a recensire con piacere questo libro pensato e dedicato ai bambini, la cui lettura mi ha fatto pensare a diversi miei piccoli pazienti (passati ed attuali).

Penso che questo possa essere uno strumento molto utile nel lavoro terapeutico dello psicologo clinico che, più spesso di quello che si pensa, si trova ad accompagnare bambini e genitori nel riconoscimento delle emozioni e, in particolare, della paura e della sua gestione.

La paura è una delle emozioni fondamentali, forse quella che crea le maggiori difficoltà sia sul fronte personale che relazionale, perchè i bambini si chiudono, non agiscono, si ritirano e, quindi, si trovano a mettere in stand by le loro possibilità di crescita e di fare esperienze nel mondo.


Non subito e non a tutti gli interlocutori i bambini confidano i loro timori e le loro paure, spesso per timore di non essere compresi o di essere giudicati. Altri ancora non lo fanno perchè credono che non ci sia nulla da fare, che nessuno li possa aiutare.


E' importante accogliere queste comunicazioni in modo aperto ed interessato, senza banalizzare le paure del bambino ( es "ma vah... cosa ti viene in mente... i mostri non esistono... li vedi solo nei cartoni"), ma cercando di capire cosa si nasconde dietro e dentro ad ogni paura.


Questo libro è un albo illustrato che racchiude 7 storie la cui trama è semplice e di immediata comprensione: si empatizza in modo rapido con i protagonisti e ci si riconosce. Il bambino che ha una determinata paura potrà trovare molti elementi in comune con l'orsetto Miele che fatica a socializzare in un nuovo ambiente per paura di essere rifiutato o Celestino che ha paura del buio.

Sono tutte storie davvero molto belle, ma se devo esprimere una sola preferenza scelgo "Una draghetta a scuola", forse perchè mi ha ricordato davvero tanti pazienti che in questi anni di lavoro clinico ho incontrato nel mio studio. Il mio pensiero è andato a ciascuno di loro e alle grandi fatiche che hanno fatto per integrarsi nel gruppo classe, perchè "diversi" dagli altri (o si consideravano tali o venivano addidati come tali). Ricordo, però, anche la profonda felicità e soddisfazione che mi hanno comunicato quando, finalmente, si sono sentiti accolti, accettati ed hanno potuto vivere relazioni in grado di farli crescere sotto il profilo socio-affettivo e aumentare la loro autostima.




"I problemi fanno così, se non ne parli con nessuno e continui a pensarci e ripensarci, rischiano di diventare davvero grandi"

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