CONDIVIDI MA CON ATTENZIONE! TUTELA I TUOI FIGLI
Lo “sharenting”, da share + parenting, è un fenomeno (sempre più diffuso) che consiste nel fatto che alcuni genitori sono portati a condividere sui social network (FB, Instagram,…..) materiale riguardante i loro figli.
Il problema è che la motivazione di questo comportamento non è da rintracciare solo nel desiderio di condividere conquiste e progressi relativamente ai propri figli, ma potrebbe rimandare al bisogno di attenzione del genitore che si esprime appunto con l’esposizione (spesso inconsapevole) del minore.
Vanni Codeluppi, sociologo italiano, ha coniato il termine di “vetrinizzazione sociale”, per indicare la tendenza a mettere in mostra i figli, come se fossero in vetrina.
In questo modo, però, i genitori stanno contribuendo a creare un’identità virtuale del proprio figli non solo a sua insaputa, ma – in alcuni casi – anche a suo discapito.
Forse non tutti i genitori sono consapevoli che è impossibile controllare o bloccare la diffusione di una foto postata su un social network. Anche se la cancelliamo e rimuoviamo il post, qualcuno può averla salvata e potrà, immediatamente o successivamente, farla riapparire o farne qualsiasi altro uso.
Tra l’altro… sovraesporre i figli può rischiare di metterli nel mirino degli hater, come era accaduto all’attrice Laura Chiatti o, ancora, predisporre la strada verso situazioni che si configurano come cyberbullismo.
Ma quindi? Come dicevano i latini in media stat virus… e quindi occorre equilibrio tra condivisione e tutela del minore:
- Non postare o condividere immagini del bambino in stato di nudità
- Non pubblicare l’immagine completa del minore, ma un dettaglio
- Utilizzare applicazioni 8come ObscuraCam o AnimalFace) che consentono di non mostrare il volto del minore
- Familiarizzare con le policy relative alla privacy ed operare modifiche rispetto alle impostazioni della privacy
- Non postare con la geolocalizzazione, le generalità del minore o indicare elementi come la scuola frequentata, l’oratorio etc…
È importante ricordare quello che nel 2014 aveva dichiarato il Garante della Privacy: “non esistono più barriere tra la vita digitale e quella reale. Quello che succede online sempre più spesso ha impatto fuori da Internet, nella vita di tutti i giorni e nei rapporti con gli altri.
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